Disabilità intellettiva



Cos’è la Disabilità Intellettiva?
La Disabilità Intellettiva, spesso nota come ritardo mentale, è un disturbo con esordio in età evolutiva, caratterizzato sia da un deficit del funzionamento intellettivo sia da un deficit del funzionamento adattivo.
Avere un deficit del funzionamento intellettivo significa avere capacità cognitive significativamente inferiori rispetto a quelle attese per età e fase di sviluppo. Questo tipo di deficit si concretizza nella difficoltà a fare ragionamenti, ad apprendere sia a livello scolastico che dall'esperienza, difficoltà a pianificare azioni e a risolvere problemi di vario genere.
Il funzionamento intellettivo è definito dal QI (Quoziente Intellettivo), il quale viene valutato da test di intelligenza somministrati individualmente. Per rientrare nel deficit, ossia discostarsi significativamente dalla media (che è 100), il QI deve essere inferiore al valore di 70.
Per deficit del funzionamento adattivo si intende invece la difficoltà nel far fronte alle esigenze più comuni della vita quotidiana e nel raggiungere gli standard di autonomia personale previsti per età, fase dello sviluppo e contesto socio-culturale d’appartenenza.
In base al grado di compromissione, possiamo inquadrare la Disabilità Intellettiva in quattro livelli di gravità: lieve, moderato, grave o gravissimo.


La valutazione
Una corretta valutazione del funzionamento cognitivo è indispensabile sia per impostare l’intervento di potenziamento cognitivo sia, a livello scolastico, per elaborare un efficace Piano Educativo Individualizzato.
La valutazione, infatti, deve offrire un quadro preciso dei punti deboli del funzionamento intellettivo (da stimolare e “abilitare” attraverso il potenziamento) e dei punti di forza (su cui far leva per favorire l’adattamento nei vari contesti).
Il trattamento neuropsicologico
L’abilitazione cognitiva, è un intervento spesso trascurato in presenza di disabilità intellettiva, che ha l’obiettivo di sviluppare e/o rinforzare le abilità che causano l’handicap, le quali non si sono evolute e consolidate spontaneamente.
L’intervento al quale far riferimento viene valutato in base al profilo cognitivo del ragazzo.