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Disordini alimentari

Quali disordini alimentari?

 

I disordini alimentari sono disturbi a carico dell’alimentazione e della nutrizione.

E’ difficile parlare di disordini alimentari in età evolutiva. Episodi di rifiuto del cibo sono infatti comuni durante l’infanzia: la loro manifestazione transitoria è normale durante le fasi dello svezzamento e dell’acquisizione dell’autonomia alimentare.

Tuttavia questi possono assumere la forma di vero e proprio disturbo, soprattutto (ma non solo) a partire dall’adolescenza.

I  Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione possono assumere diverse forme, definite non tanto dal peso del bambino o del ragazzo, ma dal suo comportamento alimentare.

Anoressia nervosa

 

L’anoressia nervosa si manifesta con un’assunzione ristretta di calorie in relazione alle necessità, che  porta ad un peso corporeo inferiore a quello previsto in base all’età, al sesso e alla salute fisica.

 

A questo si associa un’intensa e costante paura di ingrassare, che non viene alleviata in seguito alla perdita di peso e persiste anche quando si è in condizioni di evidente magrezza.

Ciò che contraddistingue l’anoressia nervosa, dunque, non è solo l’Indice di Massa Corporea (IBM) inferiore al valore di 18,5: è l’intento della restrizione calorica che porta alla condizione di marcato sottopeso, connesso al desiderio di dimagrire, o meglio, di non ingrassare. Con l’anoressia c’è il pensiero che uno “sgarro” possa portare a una perdita di controllo, quindi all’abbuffata. Se le alternative sono digiunare o abbuffarsi, quindi dimagrire eccessivamente o ingrassare, l’anoressica sceglie la prima. Per lei è fondamentale adeguarsi alle aspettative della società, secondo cui la magrezza è una prerogativa per apparire bella e vincente.

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Bulimia nervosa

La bulimia nervosa prevede episodi di abbuffate in cui, in un limitato arco di tempo, viene ingerita una quantità eccessiva di cibo rispetto alle necessità. Durante l’abbuffata si sperimenta la sensazione di perdere il controllo, di non riuscire a smettere.

Successivamente, si tenta di prevenire l’aumento di peso, attuando quelle che vengono definite condotte compensatorie: il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi e diuretici, l’attività fisica eccessiva o il digiuno compensatorio.

Il senso di colpa che segue la condotta compensatoria compromette l’autostima e la serenità. Nella bulimia ci si sente divisi tra il desiderio di magrezza, considerata in questa condizione indispensabile per apparire positivamente agli occhi degli altri, e l’attrazione incontrollata esercitata dal cibo.

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Binge-eating o Disturbo da Alimentazione Incontrollata

 

Anche in questo caso abbiamo ricorrenti episodi di abbuffata che, a differenza di quanto avviene nella bulimia nervosa, non sono seguiti da condotte compensatorie quali vomito e abuso di lassativi.

Le abbuffate che caratterizzano il binge-eating costituiscono motivo di vergogna e sono quindi accompagnate da un forte disagio. 

Si mangia spesso in solitudine, quasi di nascosto, fino a sentirsi troppo pieni. All’abbuffata segue uno stato d’animo depressivo, in cui “ci si sente in colpa” o addirittura si prova disgusto per se stessi.

Spesso chi soffre di disturbo da binge-eating ha un’autostima bassa, si sente perdente, sente di opporsi ai canoni imposti da una società che ci vuole magri.

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Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo

 

Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo ha motivazioni alla base diverse da quelle dei disturbi precedentemente descritti. Il cibo, infatti, non esercita l’attrattiva caratteristica dei disordini alimentari sopra descritti.

 

Il bambino/ragazzo mostra disinteresse per il cibo, lo evita perché non ne gradisce alcune caratteristiche sensoriali o ha timori legati alle conseguenze dell’ingestione del cibo.

Questo quadro clinico si associa a una significativa perdita di peso, deficit nutrizionale, compromissione del funzionamento psicosociale e dipendenza eccessiva dall’alimentazione genitoriale. Differentemente dall’anoressia nervosa, con cui può essere confuso, la restrizione alimentare non ha dunque come obiettivo la perdita di peso.

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Il trattamento

Il trattamento d’elezione per i disturbi alimentari, quello che mostra i maggiori successi, è quello che coinvolge la famiglia.

E’ indispensabile, infatti, capire come il disagio individuale si inserisca nella trama familiare, quale funzione rivesta al suo interno. Vista la “relazionalità” del sintomo alimentare, si imposta un lavoro che, attraverso una serie di colloqui psicologici familiariagisca sull’intero sistema familiare.

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