Disturbi dell'umore
Un bambino o un ragazzo può avere un disturbo dell’umore?
Non siamo abituati a sentire parlare di disturbi dell’umore o depressione in età evolutiva. Eppure, anche un bambino o un ragazzo può essere depresso, con manifestazioni che sono caratteristiche del periodo dello sviluppo che sta attraversando e talvolta diverse dai tipici sintomi con cui la depressione di manifesta nell'adulto.

Nella prima infanzia (0-2 anni) i vissuti depressivi possono manifestarsi con sentimenti di tristezza e apatia (il bambino appare “spento”, demotivato al gioco e all’esplorazione dell’ambiente, privo di curiosità e di iniziativa) ma anche attraverso irritabilità e facilità al pianto.
In questa fase, la depressione può assumere evidenti connotazioni psicosomatiche: lo stato d’animo del bambino, cioè, si manifesta attraverso il corpo.
Potrà così lamentare frequenti dolori o manifestare disturbi del sonno e dell’alimentazione.
Nell’interazione con il genitore, un bambino depresso può non rispondere al sorriso, limitare il contatto visivo e presentare una limitata mimica facciale.
In età prescolare (l’età dell’asilo, 3-5 anni anni) i sintomi si evolvono.
In quest’età il gioco, che è diventato più strutturato, assume un ruolo fondamentale e in esso la depressione trova la sua manifestazione: il bambino tenderà a ripetere gli stessi giochi, in cui vengono messi in scena temi di dolore o perdita, e la sua apatia potrà manifestarsi in una mancanza di voglia di giocare con gli altri.
Una nuova manifestazione della depressione si ha con l’ingresso alla Scuola Materna, in cui il bambino può mostrare la difficoltà a separarsi dalle figure di riferimento.
L’irritabilità che caratterizzava la depressione del bambino piccolo può trasformarsi in comportamenti di aperta opposizione verso i genitori o verso i coetanei, in crisi di pianto o collera e incapacità di modulare la propria aggressività.
I dolori psicosomatici (che non trovano cioè riscontro in una causa organica) possono persistere, ma, visti i i grandi passi avanti fatti sia a livello linguistico che a livello cognitivo, ora vengono più chiaramente identificati ed espressi (“ho mal di testa“, “ho mal di pancia“) .


In età scolare (6-12 anni), il bambino, che fa ingresso nella Scuola Elementare, deve confrontarsi con l’apprendimento quotidiano di nuove nozioni e con la socializzazione con i coetanei, compagni di classe prima di tutto. Il tono dell’umore depresso può compromettere entrambi questi compiti di sviluppo.
Da una parte, la capacità di convogliare attenzione e risorse cognitive su un compito può essere disturbata dall'umore depresso.
Dall'altra, l’umore depresso può compromettere la capacità di interagire positivamente con i coetanei, portando dunque all'isolamento.
In questo modo si viene a creare un circolo vizioso: la depressione spinge ad insuccessi sia a livello scolastico che a livello amicale; questo, a lungo andare, alimenta l’umore depresso, che, a sua volta, comprometterà ancora di più la positività delle esperienze che possono essere fatte a quest’età.
In adolescenza (13-18 anni) i sintomi iniziano ad assomigliare sempre più a quelli della depressione adulta: sentimenti di inadeguatezza, vergogna, apatia, sensi di colpa, paura di non essere amati, perdita di speranza nel futuro, chiare alterazioni del tono dell’umore che esulano dalle fisiologiche fluttuazioni legate all'età.
L’adolescenza, peraltro, è un periodo critico di per sé, in cui devono essere portati a termine una serie di compiti di sviluppo importanti (quali la crescita intellettiva, la graduale separazione dai genitori, l’inserimento nel gruppo di coetanei, l’accettazione del proprio corpo che va incontro a molti cambiamenti). La depressione, tuttavia, svuota il ragazzo delle capacità di portarli a termine.
Sul piano corporeo possono essere presenti disagi legati all'accettazione di sé e del proprio corpo che sta cambiando. Sul piano sociale, il ragazzo depresso tenderà all'isolamento: in un periodo in cui l’autostima è fortemente legata all'appartenenza a un gruppo, essa viene fortemente minata, abbassando il tono dell’umore, di nuovo, in una sorta di circolo vizioso.


Il trattamento
Un umore depresso è caratteristico di diversi quadri psicopatologici. L’intervento si serve di colloqui clinici attraverso i quali equipaggiare il bambino/ragazzo e la sua famiglia a far fronte alla depressione dell’umore. Parallelamente, devono essere comprese le condizioni che causano e mantengono il disturbo: è modificandole che si può trattare la depressione in modo efficace, prevenendo il rischio di cronicizzazione, alto per questa psicopatologia.